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canto quinto. | 81 |
Torna, deh torna a me, figlio, mia speme,
Mia speranza, mio tutto. A che ti stai
Cercando pur su queste rive estreme
Gloria minor del tuo coraggio? e il sai.
445Salvar la patria che t’invoca e geme,
Pensaci, è gloria più solenne assai.
Deh! non patir ch’empio ladron mi tolga
La vita, e il pugno in queste chiome avvolga.
Non patir che la bella Itala figlia
450Usurpator Sarmatico t’involi.
Piange in barbari ceppi, e si scapiglia
L’infelice, e non è chi la consoli.
A te le sue catene, a te le ciglia
Alza, pregando che a scamparla voli.
455Il promettesti, lo giurasti, e furo
Sempre d’un Dio la tua promessa e il giuro.
Vieni dunque, e ne salva. Delle genti
In te gli occhi son fissi. Il mormorìo
Del mar che freme è carco de’ lamenti
460Che ti manda l’Europa; odi per dio
Se frapponi al soccorso altri momenti,
Tu più patria non hai. Disse, e sparìo
Come baleno, e per la via che prese,
Di gemiti suonar l’aria s’intese.
Fine del Canto Quinto.