Sul mar di Siria e in Acri, ove Fortuna 370Sfida a conflitto la virtù Francese,
Ondeggia al vento con la Turca luna,
Ahi vile accordo! il leopardo Inglese.
Di Joppe e Gaza la campagna è bruna
Di barbari già pronti a inique offese. 375Ma tante torme e tante armi son polve
Dinanzi a quel valor che tutto solve.
Vide il costoro orribile macello
Il monte che l’Ebreo sacra ad Elía.
L’umil terra lo vide, u’ Gabriello, 380Siccome è scritto, salutò Maria.
E tu il vedesti, tu che d’Israello
Apristi all’arca trïonfal la via,
Retrogrado Giordano, e la seconda
Fuga tentasti con la trepid’onda. 385E fora il muro al suol caduto alfine
Che in Acri il sommo Vincitor rattenne;
E avrìa rimesso la Fortuna il crine
Alla mano che stretto ognora il tenne.
Ma il ciel che a più mirande e peregrine 390Prove il chiamava, all’alto ardir le penne
Precise, il ciel che a più levarlo inteso
Due gran fati al suo brando avea sospeso.