345Giunto là, dove Neco il gran tragitto
Fece alle Rubre nelle Libich’onde,
Con lieto grido salutár l’Invitto,
Sceso a bearle, quelle chiare sponde.
Ma sdegnoso dell’istmo il derelitto 350Mar vermiglio agitò le rubiconde
Spume, e cercò, sentendo il fato amico,
Pien di nuova speranza il varco antico.
Tutto guardando, e tutto in sè romito
Il Magnanimo intanto esaminava 355L’acque, le prode, il ben acconcio sito
Che le porte al commercio Indo dischiava.
Del figliuol di Psammitico l’ardito
Genio il seguìa d’appresso, e gli mostrava
L’orme ancor vaste del canal che spinse 360L’orto all’occaso, e in un due Mondi avvinse.
E ben la fiamma al cor gli s’accendea
Dell’emula virtù, ben nell’audace
Pensier gli lampeggiò la grande idea,
Che forse ancora nell’Eroe non tace. 365Ma diverso lassù fato volgea.
Già nuove palme gli prepara il Trace
Stretto coll’Anglo, a cui la Franca sorte
Arbitra fatta dell’Egitto è morte.