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canto quarto. 57

255Su le balze tremende i primi allòri
Giovinetto mietea strappati al crine
Di canuti nemici. E a me pur anco
D’ogni tumulto cittadin diviso,
A me pur giunse il suon della ruina
260Che sul Lombardo piano si diffuse,
E d’Arcoli al fatal ponte percosse
La tedesca fortuna. Oh che ricordi?
Interruppe Terigi. Arcoli? oh nome,
Ch’ogni cor Franco allegri, e il mio confondi!
265Oh d’Arcoli crudel notte! tu splendi
Nel mio pensiero eterna: le tue sacre
Ombre fur conscie del mio fallo, e in uno
Del sacramento che giurai di tutto
Espïarlo col sangue: e tutto ancora
270Nol satisfeci. Risvegliár que’ detti
Curïoso un desìo nell’ascoltante
Bardo, e Malvina palpitò. Ma niuno
Farne osava dimanda, e si tacea.
Allor riprese il Cavalier: Porgete,
275Miei cari, orecchio; e quale e quanto affetto,
Quanta fede legar debba d’eterno