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canto quarto. 51

La tua prodezza? Della patria tutti
Giaccion forse i nemici? Odi vicina
Rimuggir la Sarmatica procella,
125Odi il pianto de’ campi, odi le grida,
L’ulular de’ fumanti arsi paesi,
E l’alta delle genti ira che chiede
Alle Galliche spade memoranda
La vendetta d’Europa, la vendetta
130Della culta ragion venuta a zuffa
Con la barbarie. Allor ben mostro e speso
Fia l’ardir che t’accende, allor ben dato
Il sangue. Or pensa a rintegrarlo, e in vana
Guerresca furia non gittar l’avanzo
135D’una vita non tua. Dimesso e mesto
Chinò le ciglia a quel parlar Terigi,
Errò col guardo su le sue ferite,
Le tentò con la mano, e dal cor pieno
Ruppe un sospir, che lo disciolse in pianto.
140N’ebbe il Bardo pietà; furtivo un cenno
Fe’ degli occhi a Malvina, che dell’arpa
Lieve lieve si pose fra le dita
Le dolcissime corde, e sul dolore
Dell’amato garzon sciolse il concento.