È dell’Italo sole una scintilla,
E l’ardir delle prische alme Latine
Sul suo brando riposa. Or tu fra l’armi 280Duce seguendo di cotanta speme,
Possa tu, figlio, meritarti il grido
Di buon, di prode, di leal guerriero,
E tornar salvo ad asciugarmi il pianto
Che mi lasci partendo. E qui troncaro 285Le lagrime la voce. Il cielo io chiamo
In testimonio, e te cara e sovente
Del mio sangue bagnata Ausonia terra,
Che della madre io fui fedele ognora
Ai santi avvisi, e rispettai le tue 290Maestose sventure, e qual seconda
Patria t’amai; chè ben di senso è privo
Chi ti conosce, Italia, e non t’adora.
E voi di Dego e Montenotte orrendi
Dirupi, e voi dell’Adige e del Mincio 295Onde battute, fatemi voi fede,
Che nè disagio, nè periglio alcuno
Schivai d’armi, nè fui pugnando avaro
Della mia vita. Si commosse Ullino,