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24 il bardo

145De’ sereni miei dì!), questa gentile
Tenera pianta, come valgo, all’aura
Della virtude coltivando io vegno,
E in lei comincia, in lei tutta finisce
La mia cura, il mio regno. Ella m’è tutto,
150E la man cara della mia Malvina,
Questa mano innocente, allor che morte
Chiamerà la mia polve entro la tomba,
I lumi in pace chiuderammi. Aperse
A que’ detti Malvina ambe le braccia,
155Intenerita le ricinse al collo
Dell’adorato vecchio, e su lui tutta,
Senza veruna profferir parola,
Cadde col capo in abbandono, e pianse.
A quell’atto d’amor tanto, a quei volti
160Dolcemente confusi, a quelle mute
Lagrime alterne si sentì sul ciglio
Correr pur esso una segreta stilla
Il sospeso guerriero, e per le membra
Il dolor tacque delle sue ferite:
165Ma non già tacque il cor, che il molto affetto
Dicea con gli occhi rugiadosi e fissi.