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canto secondo. 23

Per cui combatti. Nè però disdegno
Del tuo cor grato i sensi, e mi fia dolce
125(Ecco tutto che bramo) il saper vivi
Nella tua rimembranza il Bardo Ullino,
E costei, che pietosa in tuo soccorso
Volò primiera, ed è la speme, il raggio
Dell’inclinato viver mio. Nel fine
130Di questo detto caramente ei prese
La fanciulla per man, che compiaciuta
Chinò i begli occhi verecondi, e tosto
Gli alzò furtivi e timidetti al volto
Del già caro garzone; ed ei la stava
135Già contemplando, e l’ultime parole
Del buon canuto ripetea nel core.
Si scontraro gli sguardi, e negli sguardi
L’alme sospinte. In lei beossi, e ferma
La vista ei tenne: di color cangiossi
140L’altra, e chinò l’oneste luci. Il veglio
L’abbracciava, e seguìa: Questo diletto
Di santissimi nodi unico frutto
(Nodi troppo per tempo, ohimè! recisi,
Dal ciel, cui troppa allor parve la gioja