Ferir d’Ullino a un tempo e di Malvina 35Giovin guerriero, che fra molti uccisi
Giace in lago di sangue, e, stretta in pugno
La rubiconda spada ancor respira.
L’alta strage che il cinge, il minaccioso
Tener del brando, ed il purpureo nastro, 40Che argomento d’onor gli fregia il petto,
Fanno invito alla vista. Era il sembiante
Fiero, ma bello, e su la nuda fronte
Della luna scendea sì dolce il raggio,
Che rapito ti senti a riguardarla 45Di pietade e d’amor, e qual sia primo
O non l’intende o non sa dirlo il core.
Vide il bel volto del garzon ferito
La tenera Malvina, e pria che il piede,
Corse l’alma in ajuto all’infelice, 50Che di questo s’accorse, e coll’alzata
Languida mano e co’ natanti lumi
Le rendea la mercè che colla voce
Non potea. Molte, nè però mortali
Gli solcavano tutta la persona, 55E a poco a poco gli rapìan la vita