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16 il bardo

Notte del Mondo concedea la cura.
Ed ella del regal suo velo eterno
Spiegando il lembo raccendea negli astri
325La morta luce, e la spegnea sul volto
Degli stanchi mortali. Era il tuon queto
De’ fulmini guerrieri, e ne vagava
Sol per la valle il fumo atro, confuso
Colle nebbie de’ boschi e de’ torrenti:
330Eran quete le selve, eran dell’aure
Queti i sospiri; ma lugubri e cupi
S’udìan gemiti e grida in lontananza
Di languenti trafitti, e un calpestìo
Di cavalli e di fanti, e sotto il grave
335Peso de’ bronzi un cigolío di rote,
Che mestizia e terror mettea nel core.


Fine del Canto Primo.