300Qui t’hai, mal giunto, quelle spade al petto,
Che due volte fer tristo il tuo destino,
Quando atterrato, e di catene stretto
Il Batavo ti vide, e il Tigurino.
Ti coprì nudo, libertà ti rese, 305D’armi ti cinse il vincitor. Che festi
Di quell’armi, o fellon? Contra il cortese
Donator sì bel dono, empio, volgesti.
E i petti a ferir corri, in cui spietato
Pietà trovasti, e a quei difesa hai porto 310Che ti fur chiusi. Or va: t’aspetto, ingrato,
In Osterlizza, e l’aspettar fia corto.
Questi all’arpa fidava il Bardo austero
Vaticinj sdegnosi, e confondea
L’arcano canto col fragor del fiume, 315Che lamentoso con vermigli flutti
Nunzio corre di stragi alla superba
Vindobona, e di guerra infauste e dure
Primizie apporta all’atterrito Sire.
Pallido intanto su l’Abnobie rupi 320Il Sol cadendo raccogliea d’intorno
Dalle cose i colori, e alla pietosa