Di Rodolfo augusto figlio,
Ti spaventi il morto Giglio.
A che poni tua speranza
Nel crudel feroce Scita? 170Perde il nome la Possanza,
Che di barbari s’aíta:
Vile è il trono, a cui sostegno
Son quell’armi, ed onta il regno.
Ahi demenza! i cervi imbelli 175Congiurati assalto han mosso
Al lion che arruffa i velli,
Al lion che ancora ha rosso
Di lor strage il forte artiglio,
E la morte ha nel cipiglio. 180Ei già rugge: fuggite, fuggite,
Sconsigliati; le frasche sentite
Ruinose con alto fracasso
Atterrarsi, e dar loco al suo passo.
Vedi, vedi, egli spira dagli occhi 185Fiamme orrende: nessuno lo tocchi;
Chè signor delle selve
Valor lo fece, ed arbitro
Dell’altre belve.