Cui l’antica paura incensi offrìa
Nelle selve Brutere, ove implorata
L’aspra donzella con responsi orrendi 15Del temuto avvenire aprìa l’arcano.
Sopra una vetta che d’Albecco e d’Ulma
Signoreggia la valle, e i cristallini
Bei meandri dell’Istro in lontananza
Salìa tutto raccolto in suo pensiero 20L’irto poeta, e dietro gli recava
L’arpa Cherusca la gentil Malvina;
Alle cui rosee dita il dolce tocco
Insegnò della lira Ullino istesso;
E dilettoso il suon delle sue corde, 25Più che quello del padre, al cor scendea.
Nuda il veglio ha la fronte, e su la fronte
Gli tremula canuto il crin, siccome
Onda di nebbia che il ciglion lambisce
Di deserto dirupo, e l’occhio invita 30Del vïandante a contemplar la brulla
Maestà de’ suoi fianchi. Antica e rozza
Di sua stirpe divisa dalle terga
Pende il bardo cucullo. Ispido e stretto