Tutto quel dì l’Eroe fu muto, e pronte 250Tutte sue forze rassegnò. Non tante
Scoppiar scintille fa il martel di Bronte
Sovra l’incude di Vulcano, quante
Scoppian le cure dentro quella fronte
Alla fronte di Giove simigliante, 255Quando Pallade ancor non partorita
Del cerébro immortal chiedea l’uscita.
Scese la notte; e in sogno ecco plorando
Tornar la stessa visïon, che in atto
Di sdegnoso dolor gli fea comando 260Di precider le lunghe al gran riscatto.
Surse il forte, e la man stesa sul brando,
O Patria, disse, t’obbedisco. E ratto
Nel raccolto Senato al nuovo Sole
Entra, e queste vi tuona alte parole: 265In quale stato vi lasciai, Francesi,
In qual vi trovo? Vi lasciai la pace,
Trovo guerra; lasciai conquiste, e scesi
Veggo dall’Alpi l’Alemanno e il Trace;
Lasciai lucenti di guerrieri arnesi 270Gli arsenali, e son vuoti. La vorace
Rapina ha tutto dissipato, eretta
In ria scïenza dal poter protetta.