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92 il bardo

225E l’un l’altro inghiottire, e furibondo
     Il mar levarsi e divorar la terra,
     E squarciarla i vulcani, e nel secondo
     Caos gittarla gli elementi in guerra.
     Figlio, in questa ruina (e dal profondo
     230Cor sospirò) l’immagine si serra
     Di nostra patria: cade la sua mole,
     Perchè a’ suoi moti non è centro un Sole.
Tacque; e surto del loco ove sedea,
     Gli occhi al suol fitti, e a passo or presto or lento
     235Misurava la stanza; e sculto avea
     Su la fronte l’interno agitamento.
     Tra la primiera genitrice idea
     Di perigliosa impresa, ed il momento
     Dell’eseguire, l’intervallo è tutto
     240Fantasmi; e bolle de’ pensieri il flutto.
Allor fiera consulta in un ristretti
     Fan dell’alma i tiranni; e la raccolta
     Ragion nel mezzo ai ribellati affetti
     Sta, qual re tra feroci arme in rivolta.
     245Ma prestamente, ove la Gloria getti
     Nel mezzo il dado, quella lite è sciolta.
     Tormenta i petti generosi allora
     Il periglio non già, ma la dimora.