E tu d’ancella la farai reina,
E il serto che portò Carlo, all’incude
Ritemperato di miglior fucina 180Locherai su la fronte alla virtude,
Alla virtù canuta e peregrina
Di Giovinetto Eroe, che in sen già chiude
Le tue vive scintille, e fia l’amore
Dell’Italo che giusto e caldo ha il core. 185Disse e sparve. Apre gli occhi, erge la testa
Il supremo Guerrier: cerca col guardo
Il fuggito fantasma, e alla tempesta
Del cor ben sente che non fu bugiardo.
Balza in piedi agitato. Era già desta 190La foriera del dì, già il primo dardo
Della luce le torri ardue fería,
E la vita spandea per ogni via.
A mirar l’ascendente astro divino
Fermossi; e in quella gli si fece appresso 195Il figlio del suo cor, che mattutino
Scendea del padre al consueto amplesso.
Di LUI parlo, ch’or fa lieto il destino
Dell’Italica Donna, e forte ha messo
La man pietosa entro sue piaghe, ond’ella 200A sanità già torna e si rabbella.