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Genio, i minatori, gli zappatori, i telegrafisti, i motoristi, i fotoelettricisti, i radiotelegrafisti, i lanciafiamme, e persino gli umili lavoratori dipendenti da una delle divisioni che più ha dato opera alle azioni di guerra sugli Altipiani. Le truppe erano schierate in quadrato e su uno dei lati aperti in quattro archi di quercia e di alloro erano riprodotti grandi affreschi del pittore-soldato Ceccarini, illustranti le gesta dei soldati del Genio. Sotto quest’arco verdeggiante presero posto le alte Autorità militari. Alla cerimonia presiedeva il Comandante il Corpo d’Armata operante in quella zona degli Altipiani, ove veniva svolgendosi la cerimonia che consisteva nella comunicazione dell’encomio del Comandante l’Armata all’arma del Genio e nella distribuzione di doni in oggetti e in denaro ad ufficiali e a soldati. Parlò ai soldati il generale Motta. Il Generale esaltò l’eroismo dei singoli battaglioni, ricordò gli elogi ad essi tributati dal Comandante dell’Armata e riferì l’encomio del Comando di Corpo d’Armata ricordando come anche Comandi di Divisione, di Brigate e di Reggimento gli avessero comunicato il loro entusiasmo per l’opera meravigliosa spiegata dal Genio. E chiuse il suo dire con queste parole: «Io, vostro Comandante, sono altero e fiero di Voi; con truppe pari a Voi, l’agognata mèta, a cui tutti da tempo aneliamo, non può mancare; i vostri continui, tenaci e valorosi sforzi, il vostro costante ed indefesso lavoro, l’animo vostro indomito, ne ho sicura fede, saranno presto illuminati dalla più fulgida luce meridiana di una radiosa completa vittoria».

E così, con questa simpatica cerimonia è stata anche festeggiata l’arma del Genio, che (come ben scrisse un valoroso capitano di fanteria che aveva avuto volontari, fra i suoi fanti, soldati del Genio) ha dato prove di insuperabile valore «poichè sempre allo spirito del dovere ha saputo unire la capacità, l’intelligenza, la tenacia e l’eroismo».

(Dal «Popolo d’Italia» del 1-7-18).

Bianchi Emilio.

Scopriamoci il capo alla memoria del soldato BIANCHI EMILIO da Ancona. Era uno zappatore dell’84 Compagnia del Genio.

Di lui è tutto detto nella motivazione con cui gli veniva conferita la medaglia d’oro:

«Sempre primo ove più grave era il pericolo, raggiungeva, sotto violento fuoco, la trincea nemica. Colpito da una granata avversaria che gli asportava la gamba sinistra, con mirabile sangue freddo estraeva dalla tasca un coltello, e, tagliando i lembi della carne sanguinante, alzava nella mano destra la gamba moz-


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