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mento, o addirittura dalla costruzione di nuovi impianti di carico e scarico nelle stazioni avanzate, alla creazione di stazioni nuove; dall’impianto di ferrovie «Decauville», a quello di binari nuovi per raccordi a magazzini, ospedali o per installazioni di batterie pesanti d’artiglieria; dall’improvvisazione di piani caricatori provvisori, all’aiuto prezioso durante carichi intensi nelle stazioni, alla illuminazione notturna con appositi fari, ecc.
Solidarietà d’armi.
Una nota simpatica di cameratismo con le fanterie: soldati ed ufficiali del Genio ànno fatto volentieri a gara per recarsi a compiere operazioni di guerra insieme con i Fanti. Giovani esuberanti, che per la loro coltura o per attitudini e capacità particolari vennero assegnati all’arma del Genio, mal sopportano in certi momenti l’attesa interminabile dei lavori nelle immediate retrovie della prima linea, e se si offre loro la possibilità di andare di pattuglia, di fare un colpo di mano, un «prelevamento», un assalto vi si recano come a festa.
Il soldato PICCOLO ANGELO da Treviso volle precedere le prime ondate di assalto delle fanterie in una azione in cui era anche impegnata una squadra di arditi del Genio. Giunse fra i primi nella trincea nemica ed ivi affrontò cantando la morte.
Il capitano SCHIAVONI MICHELANGELO da Ripabottoni cadde a Lucatic in testa a truppe di assalto di fanteria «tutti incorando, tutti trascinando con il suo entusiastico ardore, da tutti ammirato».
Il sergente MUZIO EMILIO da Milano andò a snidare con la sua squadra i nemici e li mise in fuga con bombe a mano e combattè fin quando non cadde colpito a morte.
Il caporale PACELLA VINCENZO, di propria iniziativa, si gettava con impeto meraviglioso contro una mitragliatrice nemica fin quando cadde colpito a morte.
Il caporale RIGHINI PAOLO da Milano, sebbene non comandato e nonostante fosse gravemente ustionato, si offriva di portare all’assalto uomini di altri reparti, e, conquistati i trinceramenti nemici, li sorpassava e sapeva mantenervisi stabilmente dimostrando abilità di comando e coraggio singolari.
E quanti, come il capitano ORLANDO LUCIANO da Caronia, hanno lasciato i lavori a cui erano preposti per accorrere con un fucile nelle trincee avanzate, confondendosi con gli eroici Fanti; e quanti, come il sottotenente TODESCO MAGGIORINO da So-
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