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mi tempi della guerra sull’Isonzo, dove non solo c’era da sfidare la mitraglia nemica, ma l’impeto travolgente del fiume.

Quando il lancio di un ponte appariva impossibile, e le nostre truppe dovevano passare ad ogni costo, i Pontieri provvedevano con barche a remi e non abbassavano certo la testa al sibilare dei proiettili nemici.

Da Canale al mare si può dire che non vi sia stato tratto del fiume dove la loro attività non si sia mostrata indispensabile.

Quasi tutti i ponti distrutti dagli Austriaci — centinaia! — furono ricostruiti dagli Italiani e ve ne erano d’ogni specie: di legno, in muratura, di cemento armato, di ferro...

Chi ha visto l’ardita passerella lanciata sulle rovine del ponte sotto Plezzo, fatto saltare dal nemico, e quella costruita con rapidità ed audacia inverosimile a monte di Salcano; chi ricorda il ponte di Idrisca e quello di Gorizia, tanto per citare i più importanti, costruiti sotto la furia del fuoco avversario con sacrificio di sangue, deve convenire che il Genio Pontieri ha scritto una bella pagina nella storia della nostra guerra.

Nè può essere dimenticata tutta l’opera che i prodi soldati hanno compiuto in silenzio sulla Piave, i servizi importantissimi resi lungo l’Adige — ricognizioni, ponti scorrevoli, sbarramenti, ecc. — e anche fuori d’Italia, dovunque sventoli la bandiera del nostro Esercito glorioso.

Fotoelettricisti.

Molti che non conoscono la vita dei soldati delle varie specialità del Genio credono che i militari addetti ai fotoelettrici siano addirittura dei privilegiati. Gettar fasci luminosi nelle tenebre, nel cuore della notte, frugare sulle vette, nelle valli, nei fiumi, per l’aria, nelle boscaglie, scovare il nemico coi suoi ordigni di guerra, sorprendere le sue pattuglie, scoprire i movimenti delle truppe, identificare velivoli e aeronavi nel cielo, svelare ogni minaccia, al vento, al gelo, sotto la pioggia, sotto la tormenta non si direbbe un passatempo... Tutt’altro!

E se lo spazio ce lo consentisse potremmo registrare in questo opuscolo gesta bellissime ed eroiche di molti Fotoelettricisti.

Quelli che furono nelle prime linee del Carso, quelli che furono sul Grappa, sul Montello, sulla Piave, sull’altipiano di Asiago, in Val Lagarina, sul Pasubio, ecc., possono ben vantare la loro parte di contributo alla guerra.


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