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LA FATTURA


simèta
Dov’è l’alloro? Tèstili, reca l’alloro. Ed i filtri?
Ghirlanda la caldaia con fiore purpureo di lana,
ch’io possa l’amor mio legar, ch’è con me sì crudele.
Son già dodici giorni, da che non s’è fatto vedere,
lo sciagurato; e non sa neppure se vivo o son morta,
né venne a battermi a l’uscio, crudele! Ché Amore e Afrodite
mossero lungi, recando con sé le volubili brame.
Dimani alla palestra andrò di Timàgeto: ch’io
possa vederlo, e rimproverarlo di come mi tratta.
Con incantesimi adesso lo voglio irretire. Selène,
móstrati fulgida: a te leverò susurrando il mio canto,
ed all’inferna Trivia, di cui treman sino le cagne,
quando ella avanza sopra le tombe ed il livido sangue. —
Salve, compagna a me sii, terribile Trivia, nei riti
sino alla fine: pari tu rendi i miei farmachi a quelli
di Circe, di Medèa, di Perimedèa chioma bionda.
Alla mia casa, torquilla, tu spingi a venire quell’uomo.
Gitta sul fuoco farina.