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270 TEOCRITO


Il suddetto garzone pare che fosse un po’ incostante: era, avrebbe detto un arcade, come un’ape che svolazza di fiore in fiore. Questo contegno, garantisce Teocrito, non può essere che non gli rechi gran disdoro. Ma se invece metterà testa a partito, e sarà tutto di Teocrito suo, tutte le persone serie gli accorderanno la loro stima. Il piú strano è che non potremmo trovare documenti per dimostrare che Teocrito non dicesse la verità.

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Forse le poesie erotiche attribuite dai codici a Teocrito, non sembrarono al Dio Crono sufficienti per assicurare la riputazione amatoria del poeta; e allora, galantuomo, come sempre, fece sí che nell’anno 1864, lo Ziegler ne trovasse un’altra, che fu pubblicata dal Bergk nel 1865, e poi da molti altri. È indirizzata ad una delle solite bardasse; e per essa valgono le considerazioni già fatte per le sue sorelle. La sua autenticità è molto discutibile.

EPIGRAMMI

Molti degli epigrammi, conservati, vuoi nei manoscritti di Teocrito, vuoi nell’Antologia, sotto il nome del poeta, non sono autentici. Fra i piú sicuri sono il VII, il X, XII, XIII, XVIII, XIX, XX, XXII. Ma è tutta materia molto controversa. Ad ogni modo, ho creduto bene tradurli.