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NOTE XXI | 259 |
Ma quelle d’altro ordine addotte dai benemeriti filologi, non mi sembrano definitive.
Il contrasto fra la gente di città e la gente di campagna — essi dicono — non è tèma teocriteo. — Ma applicando con un po’ di sottigliezza e un po’ di buona volontà simile criterio, si arriverebbe facilmente a dimostrare che nessuno degli idilli appartiene a Teocrito. — Le comiche considerazioni del pastore deluso in amore ricordano quelle del Ciclope. Ma in ogni poeta è facile trovare simili doppioni; e Teocrito non fa eccezione. — Non v’è accenno a precisa «localizzazione». Ma quanti altri idilli di Teocrito non ne sono privi?
Sta di fatto che questo è d’una vivacità e d’una grazia incantevoli, anche se non regge il confronto coi capolavori di Teocrito. È anch’esso macchiato dalla sua brava mitologia; ma non è questa, purtroppo, una buona ragione per contenderne la paternità al dolce poeta di Siracusa.
XXI
I PESCATORI
Anche questo idillio è dichiarato spurio dalla maggioranza dei filologi, con una quantità d’argomentazioni, che, al solito, sono abbastanza buone finché si rimane nel campo della diplomatica, della linguistica e della metrica, intese nel loro significato piú triviale; e quando vogliono elevarsi, per una via o per l’altra, sino all’arte, divengono fiacche, puerili, grottesche.
Il Cholmeley, che, oltre ad essere il primo specialista di Teocrito, è anche il piú sicuro conoscitore dei poeti alessandrini e della loro lingua, propende a crederlo di Leonida tarentino, (i cui epigrammi, per dire la verità, non m’hanno entusiasmato mai). Certo è anch’esso pieno di colore e d’arguzia, e non in-