Pagina:Idilli di Teocrito (Romagnoli).djvu/282


NOTE III 235

lanta indugiò a raccoglierli, fu vinta, e finí anche lei madre di famiglia.

Melampo. — Nelèo re di Pilo, aveva deciso di concedere la figlia Pero solamente a chi gli recuperasse le greggi di suo padre, ora possedute dal tessalo Ificlo, sui monti dell’Otride, in Tessaglia. Biante amava Pero; e suo fratello Melampof famoso medico e indovino, riuscí, mercé dei suoi buoni consigli, ad averle, e le portò a Pilo. E cosí Biante sposò Pero, che poi divenne madre di Alfesibea.

Le leggende di Adone, di Endimione, di Giasone, amati da Afrodite, da Selene, da Demetra, sono assai note. Quest’ultima implicava la storia dei famosi misteri della Dea. E Teocrito non si lascia sfuggir l’occasione di scoccare ai profani una freccia ben intrisa di tossico alessandrino: essi non possono neppure immaginare quanta fortuna ebbe Giasone.

Non so che cosa avranno detto i profani d’allora. Quelli d’oggi, possono rispondere coi bellissimi versi di Goethe:

Allor, cinto il novizio d’una candida
tunica, simbol di purezza, stava
trepido ne l’attesa. Errava poscia
meravigliato, tra figure arcane
raccolte in cerchio; e gli parea sognare.
Ché quivi al suolo s’attorceano serpi,
lí chiuse ceste, di superbe spiche
inghirlandate, vergini recavano.
Pensosamente componeano il volto
i sacerdoti, mormorando: anelo
attendeva la luce e impazïente
l’alunno. E sol dopo assai prove, e molti
esperimenti, si svelava a lui
quanto ascondea sottessi strani simboli
il sacro cerchio. E quale era il segreto?