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EPIGRAMMI | 219 |
V
INVITO AD UN CONCERTO
Vuoi, per le Muse, vuoi sul duplice flauto intonare
qualche bel canto? Anch’io, presa l’arpetta mia,
comincerò qualche pezzo. D’accordo con noi, la sampogna
di cera aspersa, Dafni bifolco suonerà.
Cosí, dietro alla quercia fronzuta che sta dietro all’antro,
di Pan montacaprette disturberemo i sonni.
VI
A TIRSI
per la morte d’una capretta
Misero Tirsi, che avrai guadagnato, se tu col tuo pianto
entrambe avrai distrutte le pupille degli occhi?
Perita è la capretta, la bella bestiuola, è nell’Ade:
ché, nelle grinfie sue la strinse l’aspro lupo,
e gemono le cagne. Però, che ti giova, se l’ossa
né la cenere piú resta, di lei ch’è spenta?
VII
SU UNA STATUA D’ASCLEPIO
CHE NICIA AVEVA FATTO SCOLPIRE AD ETIONE
Anche a Mileto andò, ché volea favellar con un uomo
risanator dei morbi, il figlio di Peone,
con Nicia, che ogni dí sacrifici gli appresta, e scolpire
per lui fe’ questa effigie nell’odoroso cedro,