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O rocca, o amica della lana, o dono d’Atena occhicilestre
alle donne che volta hanno alle cure domestiche la mente,
volonterosa alla città del Nilo fulgida meco vieni,
dove il tempio di Cípride si leva sotto le verdi canne.
Chiediam che quivi con propizio vento ci sospinga il Croníde,
ché io l’ospite mio possa vedere, possa stringere al seno
Nicia, sacro pollone delle Grazie dalla voce soave,
e te, che nata dall’avorio sei, con grande arte foggiata,
consegnar possa, ché l’accolga in dono, alla sposa di Nicia.
Molte opere con lei tu compierai per i pepli maschili,
e molte vesti flessuose, quali portare usan le donne.
Ché due volte alle madri degli agnelli tondere il dolce vello
ciascun anno su l’erbe si dovrebbe per Teàgene snella,
tanto è sedula all’opere, tanto ama ciò ch’aman le massaie.
Ch’io non avrei potuto mai lasciare tal dono nella casa
di qualche donna sfaccendata e pigra; ché mia compatriota
tu sei, sei del paese cui fondava da Efíra un giorno Archía,
ed è midollo di Trinacria, terra di valorosa gente.
Or nella casa tu starai d’un uomo che sa farmachi molti