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194 | TEOCRITO |
cosí, come ruggisce pel cúcciolo suo lionessa.
Ed Ino gli strappò con la scapola l’ómero grande,
ché gli saltò sul ventre. Né tenne altro modo Autonòe.
E l’altre membra tutte sbranavan cosí l’altre donne;
e ritornarono a Tebe, che lorde eran tutte di sangue;
e pentimento, non già Pentèo riportaron dal monte.
Non io m’affliggerò per un uomo, che a Bacco dispiaccia,
non altri; anche dovesse patir piú crudeli tormenti,
anche se avesse nove anni, se al decimo fosse avviato:
sempre voglio esser devoto, piacer voglio sempre ai devoti.
Per questo, onor da Giove l’egíoco l’aquila ottenne:
hanno ventura i figli dei pii, non i figli degli empi.
Salve, Dïoniso, a te, cui sopra il nevoso Dracàno
Giove l’eccelso die’ vita, schiudendo il suo femore grande.
Salute anche a Semèle, salute alle figlie di Cadmo,
sorelle sue, che onore riscuoton da molti, eroine.
Esse, poiché le spinse Dïoniso, immuni da colpe,
compiêr lo scempio: niuno mai biasimi l’opre dei Numi.