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IDILLIO XXIII 167

vide, che in mezzo alla corte pendeva; né punto commossa
l’anima n’ebbe, né pianse la morte recente; e sul corpo
le vesti sue d’efebo gittate, che n’ebber contagio,
ai ludi corse, corse bramoso ai diletti suoi bagni.
E al Nume s’appressò che aveva oltraggiato; e nell'acqua
balzò, dal piedistallo di pietra. Ma súbito sopra
a lui cadde la statua del Nume; ed uccise il crudele.
L’acqua fu tinta di sangue; del giovine emerse la voce:
«Gioite, o voi che amate: ché quei che odïava, fu spento:
voi che odïate, amate: ché il Nume ne trasse vendetta».