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158 TEOCRITO

E con un altro percosse la bocca; e stridettero i denti.
E gli struggeva il viso con sempre piú aspro remeggio,
finché sbranate gli ebbe le guance. Ed a terra proteso
senza piú senso giacque; e in su, rinunciando alla lotta,
protese ambe le mani, ché presso era giunto alla morte.
E tu, sebben domato l’avevi, non inferocisti
su lui, pugilatore Pollúce; e un gran giuro ei ti fece,
per testimonio dal mare chiamando suo padre Nettuno,
che non avrebbe mai piú molestati per primo i foresti.


Cosí l’inno, o Signore, tu avesti. Or te, Càstore, canto,
rapidalancia, puledriveloce, corazzadibronzo.