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La povertà solamente, Dïòfane, suscita l’arti:
essa maestra è d’ogni travaglio: ché i tristi pensieri
fanno che sonno mai non prenda la povera gente;
e pur se mai la vince per brevi momenti il sopore,
sopra le sono a volo gli affanni, e la scuoton di colpo.

L’uno vicino all’altro dormivano due pescatori,
dentro un capanno di giunco. Giacevan sopra alighe salse,
alla parete di foglie poggiavano il capo. D’intorno
erano sparsi gli arnesi da pesca: i cestelli, le canne,
gli ami, le nasse, tutti coperti di fuco i tramagli,
i labirinti di giunchi ritorti, le lenze, le funi,
e qualche remo, e, sopra puntelli, una barca sdrucita.
Sotto la testa, i berretti, le vesti e una piccola stoia.
Questo era il frutto del loro lavoro, la loro ricchezza.
Né spranga avea la porta di casa: pareva soverchia
ogni custodia ad essi: vegliava su tutto Miseria.
Né c’era alcuna casa vicina: con lene sciacquío,
soltanto il mare presso la trista capanna ondeggiava.