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IDILLIO XVIII | 133 |
Noi coglieremo prima da l’umili zolle il trifoglio,
serti ne intrecceremo per te, sotto un platano ombroso;
e del molle olio attinto l’umor dalla fiala d’argento,
lo stilleremo prime per te sotto il platano ombroso.
E sovra il tronco, cifre scolpite saranno, ché ognuno
sosti passando: «A me doni offrite: ché d’Elena io sono».
Salve a te, sposa: a te, sposo, che hai tanto suocero, salve!
Latona a voi, Latona che cura ha dei parvoli, prole
bella conceda; e la Dea di Cipro, vi stringa d’amore
mutuo, sempre, sempre fortuna v’accordi il Croníde,
ché da bennati padri trapassi a bennati figlioli.
Dormite; e amore e brama spirate nel sen l’uno all’altro;
né vi scordate, quando sia giunto il mattino, d’alzarvi.
Alla prim’alba anche noi verremo, allorché dal suo letto
levi il cantore primo dell’alba il bel collo piumato,
Imen, o Imenèo, di questo connubio t’allegra.