Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
IDILLIO XV | 107 |
SCENA SECONDA
Nella via.
prassínoe
Quanta folla! Dio, dio! Come e quando potremo passare?
Che pigia pigia! Formiche! Chi può noverarle o contarle?
O Tolomeo, da quando tuo padre salí fra i Celesti,
hai molte belle cose compiute! Nessun malandrino
assalta i passeggeri, li ammazza all’usanza d’Egitto,
brutti scherzi che prima facea quella gente da conio,
banditi, tutti d’una medesima risma, furfanti. —
Che mai sarà di noi, Gorgo bella? I cavalli da guerra
del re! — Non mi pestare, brav’uomo. — Quel sauro s’impenna!
Vedi quanto è feroce! — Eunòe, non ti sbrighi a scappare,
muso di cagna? Adesso mette sotto il palafreniere.
Grande fortuna la mia, che ho lasciato a casa il bambino!
górgone
Prassínöe, fa’ cuore, ché siamo rimaste alla coda.
Sono tornati in fila!