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PREFAZIONE XV


sottile e razionale
resi l’arte 1.


E cosí, alla famosa ispirazione demoniaca, dalla quale i poeti classici riconoscevano ogni loro ispirazione, si sostituisce il raziocinio. Alla Dea Musa, la Dea Ragione.

Ora, in poesia nulla è piú fatale del razionalismo. I figli che esso procrea non sono piú venusti né piú vitali dell’homunculus creato nella storia del pedante Wagner. E nei poeti alessandrini, il razionalismo è desposta assoluto. E un’altra tendenza trionfa, collegata anch’essa col verismo e col razionalismo; ed è la mania erudita, libresca.

Il poeta era nell’età omerica la piú libera ed errabonda creatura del mondo. Non aveva casa, si può dire: andava continuamente vagando da città a città, da porto a porto, da corte a corte: vero uccello in migrazione perenne.

E in questo perpetuo peregrinare di gente in gente, acquistava, come Ulisse, la diretta e profonda conoscenza dell’indole, dei costumi, delle passioni umane. E il continuo contatto con la campagna, il cielo, il mare, lo rendeva impareggiabile interprete delle libere forze elementari. E come tutti i segreti del cuore umano, cosí tutte le meraviglie del mondo esterno appaiono riflesse nei divini esametri d’Omero.

Poi, a mano a mano, per una serie di ragioni politiche ed artistiche, che saranno discorse, secondo l’opportunità, in altri volumi di questa raccolta, il poeta appare sempre piú legato ad una regione, ad una razza, ad una città. Sinché, in fine, si riduce a tapparsi in una biblioteca.

La biblioteca è, in fondo, il vero esponente dell’età alessandrina. Poeta e bibliotecario divengono allora termini libera-

  1. Rane, 971: τοιαῦτα μέντοι ἐγὼ φρονεῖν - τοιούτοισιν εἰσηγησάμην - λογισμὸν ἐνθεὶς τῇ τέχνῃ - καὶ σκέψιν.