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Quel Dio, qualunque sia, che diede la luce ad Amore,
non generò sol per noi, come noi reputiam, tanto figlio.
Le cose belle, belle non sembrano solo a noialtri,
che nati a morte siamo, che nulla sappiam del dimani.
D’Anfitrïone il figlio dal cuore di bronzo, che l’urto
sostenne del lione selvaggio, invaghí d’un fanciullo,
d’Ila, di grazia pieno, dai riccioli crini ondeggianti.
E in tutte l’arti, ond’egli fu celebre e degno di canto,
l’ammaestrava, come fa padre col figlio diletto.
Né lungi mai gli stava, né quando era il sole al meriggio,
né quando Aurora al cielo spingeva i suoi bianchi puledri,
né quando guardano a sera loquaci i pulcini al pollaio,
e l’ali sbatte la chioccia sul fuligginoso piòlo,
perché crescer dovesse quale ei lo bramava il fanciullo,
perché crescesse un uomo davvero, seguendo i suoi passi.
Or, quando navigò Giasone figliuolo d’Esóne,
pel vello d’oro, e insieme con lui mosser tutti gli eroi,
da tutte le città prescelti, piú adatti all’impresa,