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chetto in cui era stato calato alcuni secoli or sono, un traditore della patria, chiamato Troilo...
— Quando sarai più grandina — mi diceva — tu leggerai questo fatto in un bel romanzo italiano intitolato Niccolò de’ Lapi.
— E cotesto romanzo — domandavo io, con gli occhi già lustri dal desiderio — chi lo ha scritto?
— Un certo Massimo d’Azeglio: un grand’uomo...
— Lei lo ha conosciuto?
— È venuto qui, in questa casa, e ha mangiato proprio sotto questo pergolato dove stiamo noi ora
— E che ci venne a fare?
— Siccome alcuni fatti importanti di quel libro si svolsero qui...
— Davvero?
— Davvero! Così, Massimo d’Azeglio volle, prima di descrivere i luoghi, vederli coi suoi proprii occhi. Mi capisci?
— Sì.
— E sai che cosa offrii per colazione a Massimo d’Azeglio? Una frittata con gli zòccoli. — Con gli zòccoli? — esclamò il grande scrittore spaventato, credendo che si trattasse delle calzature portate dalle serve o dai contadini. — Mi fa celia! Io non potrò mai digerirla! — E quando gli dissi che gli zòccoli non erano altro che grossi pezzi di prosciutto si rasserenò tutto.....
Non è a dire quante volte io facessi ripetere al buon prete quest’aneddoto che mi pareva improntato alla più irresistibile comicità: e a ogni ripetizione erano bàttiti di mani e scoppi di riso inestinguibili!
— Quel povero signore costretto a mangiar gli zoccoli...!!
Ida Baccini | 3 |