Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
25 |
— Perchè non va a casa, bambina! — mi chiese la buona donna senza alzar gli occhi.
— Vorrei domandarle una cosa — dissi con un fil di voce.
La sora Gegia mi guardò fissa e aspettò.
— Senta, — ripresi. — Se una bambina, per ricoprire una sua mancanza le avesse detto una bugia, meriterebbe una grave punizione, non è vero?
— Secondo, — rispose la maestra guardandomi sempre; — secondo: se questa bambina si pentisse subito del suo fallo e ne chiedesse perdono a Dio...
— Allora? — chiesi tremando e avvicinandomi.
— Io la scuserei e la scongiurerei a non mentir più, mai, a nessun costo. — E mi prese sulle ginocchia.
— Le due pagine della Storia sacra — balbettai allora piangendo — le ho strappate da me, perchè non avevo studiata la lezione.
— Povera Ida! Quanto hai dovuto soffrire! Quanto devono soffrire tutte le persone che mentiscono! Ma questo brutto fatto non si verificherà più...
— Mai più! mai più!
— Oh, come mi rendi contenta! —
La commozione mi soffocava. E nello slancio della mia gratitudine abbracciai strinta strinta la sora Gegia, susurrandole in un orecchio:
— Lo sa a chi voglio bene? Ad Abele!
Ed ero sincera anche quella volta. Oh le inesplicabili con tradizioni del cuore umano!