Pagina:Ida Baccini, La mia vita ricordi autobiografici.djvu/31


23


da un’enorme conca circondata di lingue di fuoco! Oh la brutta Atalia che sgambettava, spavalda, davanti al limitare del tempio!

Sono lì, tutti, che menano intorno al mio scrittoio una ridda grottesca...

Nonostante le mie bizzarrie, ero una bambina studiosa, diligentissima. Non s’era mai dato il caso ch’io fossi andata a scuola senza aver fatto le lezioni.

Servivo d’esempio a tutte; e quando veniva a ispezionare la scuola quel certo sor Romolo, il pretino arzillo, allegro, che non stava mai fermo un minuto, la sora Gegia voleva ch’io gli presentassi i miei quaderni.

Il sor Romolo che mi vedeva di buon occhio, lodava la mia buona volontà, portava a cielo il mio ingegno e mi gratificava d’una grossa manciata di orribili confetti di Pistoia, che trovavo eccellenti. Quand’ero in buona, gli cantavo, senza farmi pregare, la preghiera del Mosè:

Dal tuo stellato soglio

e siccome avevo una vocina agile ed intonata, tutti mi stavano ad udire a bocca aperta, e dimenticavano le mie orribili preferenze. Ma la vista della vecchia Storia sacra mi ricorda un altro episodio ch’io non voglio tacervi, perchè lo credo il più caratteristico.

Come ho detto, io non ero mai andata a scuola senza aver fatto le lezioni Ma un giorno, un giorno memorando, in cui era arrivata a casa una nostra cuginetta