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Conclusione.

I pochi amici a cui ho parlato di questo libro, innanzi di cominciare a scriverlo, mi han fatto osservare che pubblicare un’autobiografia quando v’è ancora possibilità di lavoro e la vita può serbare ancora nuove sorprese, è un invecchiarsi anticipatamente. Sia pure: io potrò ancora scrivere molti altri libri, e le vicende dell’esistenza possono forse per me, miracolosamente cambiare. Questo non toglie che la mia vita fino ad oggi, e il genere di questa vita, non abbiano il loro valore. Del resto, a tutto c’è rimedio. Non per nulla gli editori hanno inventato le seconde edizioni...

Eppoi, siamo sinceri. Si può supporre che i nuovi avvenimenti debbano modificare in modo radicale i miei pensieri e i miei sentimenti d’oggi? È mai possibile che si possa, così tardi, rinunziare a una vita che noi stessi, per così dire, ci siamo fabbricati, o rinnegare i principii supremi, ai quali tutta questa vita è ispirata?

Che debbo dir di me stessa, che non abbia già detto nel corso di questo libro? Scrivendo libri di educazione ho sempre propugnato questa idea: l’armonia completa fra il sentimento e la ragione; ma se qualche volta debba esservi nella vita un eccesso, o del cervello o del cuore, si sacrifichi il cervello: non sarà