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ristuzzicare il vespaio, gli fossero risparmiate delle atroci punture! Sono cosi cattive le persone buone, quanto ci si mettono!
quello delle lettere; in cui si è tanto fitti che basta fare un passo avanti per sentirsi una gomitata nello stomaco...
Sabato Santo del 1897.
Gentile Signora,
Oh! io ho letta la sua lettera così buona e soave, ma
non l’ho riletta: mi fa male. Le dichiaro che non avrei
voluto scrivere io la mia. Io che ho sopportato e sopporto con pazienza tante ingiurie di cattivi, io prendermela sabito con lei così buona, per uno scherzo così innocente! Non me ne consolerò mai. Ma la mia cara sorella mi dice: se tu non avessi scritto, non avresti conosciuto il cuore di quella signora! Questa considerazione tempera in verità la mia amarezza. Mi perdoni, cara signora. Io non dovevo dimenticare la sua amicizia con quel nobile cuore ed alto intelletto di Ermenegildo Pistelli, non dovevo dimenticare che nella sua Cordelia era apparso quell’articolo sulle Myricae che m’imbalsamò il cuore. Mi perdoni, le ripeto. Quando mi troverò ad aver fatto qualche cosa di dolce e di buono o di pio — non, per carità, di grande — glie lo manderò per le sue lettrici. Va bene?...
Voglia un po’ del suo bene a chi gode dì dichiararsi
Suo aff.mo |
P. S. Ora si sono sciolte le campane e io ho sparato nove colpi col mio bellissimo hammerless gun.