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appunto di un libro ascetico, volli che mi fosse approvato dall’Autorità Ecclesiastica. Presentai, in tempo debito, il libro alla Curia Arcivescovile di quì; mi venne negata l’approvazione. Interessai il vescovo di Forlì; inutilmente.

Io domandai premurosamente quali fossero i motivi del «gran rifiuto», ma mi venne negato qualunque schiarimento. Potei presentare il volume, per l’intercessione del mio buon amico Vincenzo Boccafurni a Monsignor Bonomelli, vescovo di Cremona, il quale non soltanto approvò il mio libriccino, ma me ne rimandò le bozze accompagnandole con una cortesissima letterina che il mio editore volle pubblicare a guisa di prefazione in principio del volumetto. Il Libro di preghiere era finalmente entrato in porto.

Verrebbe fatto di credere che, data questa febbre di incessante produzione, la mia energia di scrittrice dovesse rapidamente esaurirsi. Invece, tutt’altro. Man mano che un lavoro è finito, mi compaiono nella mente il tema, lo scheletro, le linee generali e particolari di un altro, differentissimo dal primo, tantoché io potrei esporre qui il disegno di una diecina di volumi di là da venire ... se non temessi giustamente che altri prima di me, valendosi delle idee esposte, non li scrivesse e li pubblicasse. Si vive così frettolosamente, al giorno d’oggi!

Nel 98 ero quasi in trattative coll’editore fiorentino Barbèra per iscrivergli un volume su «Santa Caterina da Siena» da pubblicarsi nella collezione del Phantheon. Ma per certe divergenze sorte all’ultim’ora, non fu possibile l’accordo e il libro lo scrisse invece di me, un’egregia gentildonna: la signora Caterina Pigo-

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