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abbastanza incomprensibili, le mie storie non abbastanza aride, le mie teorie pedagogiche non abbastanza paradossali, e i miei monologhi non abbastanza... scollacciati, così gran parte dei miei critici mi ha condannato alla morale a vita, non concedendomi di scrivere altri libri che non fossero libri da ragazzi. A questo preconcetto hanno obbedito moltissimi; tanto che non si è avuto ritegno di dare in mano a bambini libri che non erano assolutamente adatti al loro piccolo spirito. E siccome parecchi anni or sono scrissi un volume di novelle — alcune delle quali abbastanza ardite — intitolato Le mie vacanze, volendo significare con quel titolo una specie di riposo spirituale dalla pedagogia... giornaliera, l’editore, fraintendendo il senso, credè il libro destinato ad allietare, non le mie vacanze, ma quelle dei ragazzi, e pur troppo le novelle furono date in premio alle alunne delle scuole comunali di Bologna. E siccome, qualche anno dopo, lanciai in pubblico un altro volume di novèlle intitolato Dal salotto alla Chiesa, molti cervellotici pedagogisti d’Italia attratti forse dalla notorietà del mio nome e dell’assoluta moralità delle due parole «salotto» e «chiesa» non ebbero bene finché non fu segnato nel calendario scolastico del municipio di Foggia. Successe una specie di scandalo, è vero, ma le copie erano esitate: e quando le copie sono esitate, un editore, anche coscienzioso, non guarda tanto per il sottile...

Di materia legale e amministrativa non mi sono mai intesa.

Io ho l’ingegno assolutamente antiaffarista: non veggo mai i vantaggi o gli svantaggi di una speculazione; e ho uno salutare orrore dei contratti, delle scritture pub-