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intascò in quell’occasione parecchie migliaia di franchi che servirono a pagare i debiti. Debiti di mobilia, di tappezzeria, di pigion di casa ecc. Un’altra volta, nell’occasione della venuta di Pietro Mascagni a Firenze per le rappresentazioni di Cavalleria rusticana la «Stampa toscana» offrì un solenne ricevimento al superstizioso e chiomato maestro. Conobbi allora per la prima volta il giovane compositore, il quale durante il banchetto che gli veniva offerto con tanta cordialità dai miei colleghi in giornalismo, non fece che dir freddure e raccontarmi, con grazia inarrivabile, una quantità di aneddoti esilaranti. Confesso, ad onor del vero, che in quel tempo Pietro Mascagni non posava, non ostentava neppure di quelle arie da grand’uomo che molti critici volevano attribuirgli. Egli era il maestro di musica, più buono, più semplice e più pacifico che mai si potesse immaginare. Tutto fiero dell’esito strepitoso di Cavalleria rusticana, non sognava ancora le... Maschere. Sempre grazie all’iniziativa dell’Associazione della stampa, fu organizzato un altro ricevimento in onore di Emilio Zola e della sua graziosa signora. Il grande scrittore francese passava in quei giorni da Firenze per recarsi a Roma dove avrebbe raccolto i materiali per il suo futuro romanzo. Il nome e la popolarità dello scrittore meritavano moltissimo; ma gli impiegati alle ferrovie dell’Associazione della stampa toscana dimostrarono, se non altro, di saper far bene gli onori di casa.

Però le continue rappresentazioni teatrali che si ripetevano con regolarità cronometrica alla fine di ogni semestre fecero nascere nella cittadinanza il sospetto che più dell’amor dell’arte fosse radicata nell’intellet-