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L’Ebe, partendo, mi rese ancora più sola. La mia famiglia si era a poco a poco dissolta.

Press’a poco in quest’epoca le scrittrici italiane furono messe a sovvallo per il concorso alla pensione Milli.

La celebre poetessa aveva goduto l’usufrutto vita natural durante, una pensione che le era stata assegnata in ricompensa de’ suoi pregevolissimi lavori letterari. Morta la Milli la pensione doveva esser passata, non a’ suoi naturali eredi, ma a quella delle scrittrici italiane che con le opere dell’ingegno avesse onorato il paese natale.

Non importa dire che se non per la qualità, certo per la quantità delle opere pubblicate, io potevo mettermi fra le primissime scrittrici e credevo quindi di poter aspirare al premio Milli, tanto più che un simile aiuto finanziario, in quei momenti, e in tali condizioni di salute sarebbe stato la man di Dio. Pensai bene di concorrere anche perchè non volevo che si imputasse quella volta a orgoglio poco giustificabile la mia natural ritrosìa, e mettendo in pratica tutti i buoni consigli che negli anni trascorsi mi avevano dato i buoni amici e le buone amiche, a’ quali ero sempre parsa troppo ingenua e minchionciona, cercai con tutti i mezzi possibili di favorire me stessa, e di farmi avanti sostenuta e incoraggiata1. Inviai a chi dovevo le mie pubblicazioni i


  1. Dal ch. prof. A. Alfani e dal senatore marchese Pietro Torrigiani.