Pagina:Ida Baccini, La mia vita ricordi autobiografici.djvu/242

234


d’altri amici e colleghi, i quali conquistato il potere supremo si ricordavano appena di chi era stato loro compagno in altri tempi, e lo trattavano con quella leggiera alterezza che dà la coscienza della propria superiorità!

La gentile condotta del Boselli verso di me durò fino alla metà dell’anno 1889; l’eccellente uomo non


    dire pareva musica non più udita, non gli sgorgarono più dalla penna le pagine gentili, piene di greche venustà. Cadde inerte sopra un letto di dolore, appoggiò la fronte impallidita su i guanciali e il dolce sguardo accarezzò con amore più intenso il crocifisso di avorio che gli stendeva nel silenzio della piccola stanza, le delicate braccia sanguinanti.
    Ora, ciò era appunto quel che non voleva Lucifero.
    — Che fare? — egli pensò — che fare, per accrescere e affinare sino alla disperazione le sue sofferenze? Lo farò visitare da tre amici suoi.... E gli amici giunsero.

    — Te l’avevo detto, te l’ho ripetuto a sazietà cento volte, Myrio — diceva il primo amico, un bell’ometto dalla prudente barbettina color carota, dal fare quieto e modesto. — Te l’ho cantato su mille tuoni: Myrio, tu almanacchi troppo col cervello; metti troppo fosforo, troppo sentimento nelle cose tue. Santo Iddio benedetto! Deve il cristiano affaticarsi come tu hai fatto, quando le biblioteche stanno aperte sette ore al giorno, quando il Larousse si può avere con un centinaio di lire? Bisognava darmi retta: pigliare un classico, annotarlo, vestirlo, spogliarlo, fargli dir bianco quando diceva nero e viceversa, eppoi presentarlo, tutto infronzolito della tua erudizione, al colto pubblico, col tuo bel nome a stampatello, tutto fregi e svolazzi.
    Che bellezza! Ti avrebbero fatto cavaliere, saresti stato nominato ispettore di qualche cosa, è ora ti godresti il papato tranquillamente, in barba a chi ti vuol male. O pigliala l’arte! O pigliati gli ideali, gli entusiasmi, le convinzioni.