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Seguitai, dunque, a dirigere la mia Cordelia, a scrivere i miei articoli, a mettere insieme i miei volumi di educazione e d’arte, a riscuotere abbondantissime messi di lodi e di elogi... e ad impinguare le tasche dei miei accorti editori.

Pure, se questi simpatici mecenati della letteratura nazionale avessero retribuito non dico con maggior larghezza, ma semplicemente con più giustizia il mio lavoro, io forse non avrei dato al mio paese un numero così prodigioso di volumi. Miss Barnett, la celebre scrittrice inglese, arricchì per la pubblicazione del solo romanzo «Il piccolo lord Fauntleroy»; io avrò scritto almeno quaranta volumi che lo equivalgono; ma la mia profonda inesperienza in materia amministrativa mi ha tolto, per sempre, il modo di potermi assicurare l’agiatezza di una comoda vecchiaia. Io sono stata... e diciamola pure la gran parola, con buona pace dei miei editori passati, presenti e futuri..., passabilmente sfruttata. E questo è quanto. Se a qualcuno riesce di dimostrarmi il contrario, si faccia avanti.

Verso la fine del 1887 l’eccessivo lavoro intellettuale determinò i primi sintomi di una profonda neurastenia che mi è durata circa dieci anni, procurandomi talvolta delle sofferenze atroci. Mi soffermerei lungamente a descrivere i caratteri di questa strana malattia, se l’indole rigorosamente scientifica della trattazione non disarmonizzasse col contenuto generale di questo libro.

Del resto, la neurastenia è oggi così diffusa, e l’esserne affetti è un indizio così chiaro di squisita mo-