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cevuto quelle due visite era naturale che aspettassi da un giorno all’altro l’ordine di recarmi a far la prima lezione alle Scuole Normali, quando tutt’ad un tratto la nomina sfumò, come sfumano le nuvole nelle belle giornate d’agosto.

La mia meraviglia fu grandissima, tanto più che le cose erano ormai giunte a un tal punto che non pareva possibile si potesse ritornare indietro. Si ritornò invece molto bene indietro, tanto indietro che un’altra fu nominata al mio posto ed io ebbi, come suol dirsi, il male, il malanno e l’uscio addosso.

Il colpo era stato troppo forte perchè io, prima per desiderio di giustizia, e poi per curiosità femminile non cercassi di scoprirne subito l’autore. Mi diedi quindi anima e corpo a snodar le fila dell’intrigo e dopo non molto riuscii al mio intento. Fu una disillusione di più, non lo nego: fu come un velo che mi cadde dagli occhi. Il male era stato fatto da un amico carissimo, che io non avrei creduto mai capace di un’azione così bassa e volgare.

Ma ora l’amico riposa nella pace tranquilla del camposanto e il piccolo screzio non turba affatto la memoria affettuosa che io serbo ancora di lui.

Dopo, pochi mesi dal fatto, gli perdonai di gran cuore, e strinsi di nuovo con lui relazioni amichevoli.

Dopo l’esito disastroso di questo mio... tentato ingresso nel mondo ufficiale dell’insegnamento, ritirai le corna in dentro, e seguitai filosoficamente la mia strada. Conoscevo ormai da troppi anni e con troppa esperienza gli uomini e le cose di questo mondo, perchè potesse affliggermi profondamente l’indelicatezza di una simile azione.