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raro trovare nei giovani della sua età una conoscenza così perfetta della vita e un ingegno nel tempo stesso così acuto e così vasto.
Manfredo Baccini ha fatto tutti gli studi classici agli Scolopi di Firenze, e quegli studi, che io non saprò mai abbastanza raccomandare come supremi raffinatori dello spirito e singolari ampliatori dell’intelligenza, contribuirono a sviluppargli il gusto estetico e a inoculargli nell’animo i germi di quelle mirabili armonie che in un giorno, che mi auguro non lontano, il suo ingegno luminoso potrà esplicare.
Quantunque assai intelligente, egli non rivelò fin verso i quindici anni un vero e proprio ingegno, tanto che io non avrei mai creduto di poterlo veder salire così rapidamente. Percorse in breve tempo le cinque classi del ginnasio e le tre del liceo; a sedici anni con un esame eccellente prese la sua licenza, e a vent’anni aveva già terminati i quattro anni di università, nell’Istituto Superiore di Firenze... senza uscirne laureato, e quantunque egli giuri e spergiuri di volersi... quanto prima addottorare, sono più che sicura che il titolo accademico non gli farà mai gola, nè s’ingegnerà mai di conquistarlo.
Come mai questa stranezza? Io aveva già notato in Manfredo, fino dalla primissima adolescenza, un singolare spirito di ribellione. Egli recava un minuziosissimo spirito critico in tutte le discussioni; non voleva accettare passivamente il mondo morale in cui viveva, e mi tormentava con istranissime domande su tutti quanti gli argomenti, da’ più fanciulleschi ai più ardui, mettendomi spesso in un imbarazzo non lieve. Si cominciò a formare nella sua mente l’architettura di una