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che animo!) non l’ebbe contentato: rilesse, indicò alcune correzioni e disse che si lasciasse uno spazio in bianco, da riempirsi dopo la morte. U giorno innanzi di spirare, vedendo che l’Ebe stava in piedi di fianco al suo letto, protestò contro quell’ozio, e le ingiunse di tagliar dei lenzuoli perchè «voleva morire vedendo la gente lavorare».
Egli stesso lavorò fino agli ultimi giorni, quantunque affranto e logorate dalla terribile malattia; quantunque il medico gli proibisse ogni occupazione e i superiori lo avessero ripetutamente pregato di riposarsi; egli volle andare all’ufficio sempre: negli ultimi tempi lo accompagnava e lo andava a riprendere la donna di servizio.
La notizia della morte di mio padre produsse in tutti un’impressione penosissima. Al trasporto intervennero tutti i suoi superiori d’ufficio e moltissimi amici miei.
Il municipio di Firenze volendo in qualche modo testimoniare il suo affetto e la sua riconoscenza alla memoria del diligentissimo impiegato, pensò a tutte le spese del trasporto e volle che la salma fosse sepolta in un posto distinto.
Cosi, in poco più di due anni perdei la sorella, il nipote, il padre, e soltanto il lavoro, un lavoro intenso, prolungato, continuo, potè riuscir di conforto alla mia amara solitudine.