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che quando è festa, anche quando sono in campagna, anche quando viaggio, anche quando sono ammalata; e se momentaneamente mi manca, per una ragione qualunque, il modo di leggere, di scrivere, di riveder bozze ecc. mi appiglio subito ad un lavoro materiale, umile, purchessia, che mi dia modo di mitigare le intollerabili sofferenze dell’ozio.

Verso il 1891 la Cordelia attraversò un momento di crisi e il numero delle abbonate decadde rapidamente. Gli editori, quantunque intelligenti e operosi, non sapevano sostenere amministrativamente, una Rivista di quel genere. Fui pregata di trovare un compratore. Io non avevo il denaro necessario per riscattarne la proprietà, nè, se lo avessi avuto, avrei fatta una buona speculazione comprando il giornale; giacchè non è detto che un buon letterato possa essere, nel tempo stesso, un buon amministratore.

Frugando nelle mie memorie, mi venne in mente il nome di un coraggioso editore romagnolo, il Cappelli di Rocca San Casciano, che sapevo giovane, ardito, pieno di speranze, di entusiasmo e provvisto anche... sufficientemente di soldi.

Gli scrissi e telegrafai proponendogli l’acquisto della Cordelia. Il buon Cappelli, seguendo le orme di Cesare, ed acceso da un entusiasmo non meno battagliero di quello del gran capitano, dopo avere impugnato il portafoglio, venne, vide... e comprò.

Grazie alla sua energia e alle sue felicissime attitudini speculative, riuscì in poco tempo non solo a rial-