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articoli e bozzetti, con la stessa fede, con la stessa candidezza, con lo stesso ingenuo entusiasmo di un tempo. Amare il proprio lavoro: è questo il segreto più semplice di ogni riuscita; e, pur troppo, è quello che tutti meno conoscono.

La mia «Cordelia» è stata un focolare d’ingegni e si è conservata forte, sana, vigorosa, per ventidue lunghi anni, assistendo impavida all’agonizzare e al morire di molti confratelli e di molte consorelle che, più eleganti di vesti, più spocchiose di nomi, più raffinate di contenuto, più aristocratiche d’ideali, l’han guardata dall’alto in basso, con un’espressione di spregio pel suo titolo modesto di «Giornale per le giovinette.» — Ma il giornale delle giovinette dopo ventidue anni di vita prospera, è ancor là, vivo e ben nutrito, e le spocchiose consorelle sono rimaste appena nella mente di pochi.

Indubbiamente, dunque, questa rivista delle giovinette ha avuto fortuna e le ragioni di questa fortuna, voglio esporle qui, se pure non dispiaccia, a chi legge, una breve e sincera lezione di giornalismo.

Prima di tutto la Cordelia ha avuto un pubblico, un pubblico scelto, determinato, preciso. Molti giornali non incontrano simpatie appunto perchè si rivolgono a tutti: e conquistar tutto il mondo non è possibile, perchè le opinioni e i sentimenti diversificano, e non è facile esaltare le virtù di un Tizio senza incorrere negli odi di un Cajo. I giornali omnibus che sono ad un tempo politici, letterari, artistici, mondani, religiosi, brillanti e serî, che accettano tutte le novelle, tutti gli articoli, tutti i bozzetti, tutte le varietà e tutte le freddure pioventi dagli scioperati letteratoidi