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L’allegra compagnia dei miei compagni d’arte, durante quei quindici o venti giorni di permanenza in Roma, non diminuì per nulla la mia febbre di lavoro; e nonostante le mie gite frequenti, gli allettamenti di una città come Roma, che vedevo per la prima volta, nonostante gli indimenticabili fascini di una vita mossa e... bohémienne, trovai il modo, in quei brevi giorni, di preparare un volumetto per la casa Paravia: Le Lezioncine di cose usuali. Dove abbia trovato il tempo di scrivere, non saprei dirlo nemmeno a me stessa; giacchè anche le serate, per la massima parte, furon tutte prese o da gai convegni con gli amici, o da simpatici spuntini nelle gargotte di Trastevere, dove avemmo l’onore di avere a compagno il bravo e buon professore Raffaele Belluzzi, amico mio carissimo; spuntini fatti sulla classica base di spaghetti al sugo e di agnello..... naturalmente alla romana. Ma il fatto è che non volli sprecare il mio tempo, e ne’ ritagli... del medesimo preparai un volume.
Quella gita e quella compagnia mi fecero bene; aprirono alla mia anima assetata di luce orizzonti nuovi; dettero al mio carattere un’indole di temprata maturità, al mio mondo interno un maggiore spirito critico e una maggiore larghezza e profondità di vedute e di idee.